L'attesa
attenua le passioni mediocri
e aumenta le grandi.
Francois de La Rochefoucauld
Quanto può essere importante un biglietto da visita? Più di quanto si immagini; almeno per Patrick Bateman, l'alter ego di noi grafici, l'io ossessivo e compulsivo che porta al perfezionismo.
Analogamente - se pur con maggior raziocinio rispetto all'ansia e allo stato psicologico mostrato in una delle scene cult del film "American Psycho" - il biglietto da visita assume un ruolo fondamentale nell'hic et nunc relazionale e professionale. Il biglietto da visita è materico e si "tocca con mano"; è - nella maggior parte dei casi - il primo elemento materico di contatto e rappresenta un gesto sinergico ed empatico tra due o più persone.
Non indossa una maschera; è chiaro, schietto, immediato, diretto. Deve attrarre, garbatamente. O, se lo richiede, può osare, trasformandosi in un gesto creativo e provocatorio. Può essere color "bianco osso", "guscio d'uovo", con "caratteri in rilievo" e con "una raffinata consistenza della carta"; il biglietto da visita è la "prima impressione" di qualunque azienda; l'obiettivo di un buon grafico e dello studio di comunicazione a cui è affidato il compito, è quello di saperla rendere indimenticabile.
Almeno subito dopo quella di Paul Allen.